"A tutt’oggi, non ho trovato miglior definizione dell’arte di questa. L’arte è
l’uomo aggiunto alla natura – natura, realtà, verità. Ma col significato, il
concetto, il carattere che l’artista sa trarne, che libera e
interpreta.”
Vincent
Van Gogh - Lettera al fratello Theo, 1879.
Se
le definizioni dell’arte oscillano tra l’artificio e la vita e la natura, non
risulta difficile collegare la migrazione all’arte: la migrazione è un fenomeno
umano, che esiste da sempre, e per questo è soggetto e oggetto della
rappresentazione artistica e culturale da parte dell'uomo stesso. I due primi
capolavori della letteratura che si studiano a scuola l'Odissea e l'Eneide del
resto non sono altro che il racconto di viaggi e migrazioni. Nel declinare il
binomio arte e migranti verranno evidenziati due aspetti: da una parte la
presenza e le attività di artisti stranieri in Italia, dall'altra il lavoro
sull'inclusione dei cittadini stranieri nella fruizione del patrimonio culturale
italiano.
Gli
artisti:
“Il
ruolo dell’artista è un problema che va oltre il mio lavoro. La messa in
discussione del prodotto artistico ha messo a sua volta in discussione lo
status del suo produttore, e questa è una delle eredità lasciateci dal XX
secolo. Il mio approccio è di affrontare questa crisi dall’interno, cercando al
tempo stesso delle aperture verso l’esterno. L’artista che esce dal contesto che
lo legittima ed è costretto a stabilire un dialogo con un ambiente non
necessariamente amichevole mi è sembrato un argomento interessante. Piero
Manzoni lasciava le sue impronte consacrando oggetti comuni come opere d’arte.
Quando ho lasciato le mie impronte nell’ufficio del commissariato di polizia a
Milano per il rinnovo dei miei documenti, ho pensato: “Io non sono Manzoni”. E
allora l’ho trasformato in un lavoro”. Adrian Paci, nato a Scutari Albania e
arrivato in Italia negli anni ’90 mette moltissimo del suo essere migrante nelle
sue opere. È ad oggi uno dei più grandi artisti contemporanei che lavorano in
Italia e all’esposizione “Lives
in transit" a
Parigi al “Jeu
de Paume”
viene presentato come artista italo-albanese, quando ancora non ha la
cittadinanza italiana.
Gli
artisti stranieri che vivono in Italia sono spesso arrivati attraverso le scuole
e le accademie delle belle arti e hanno scelto di vivere in Italia per una
migliore chance di successo e di vita rispetto ai propri paesi ma anche per
l’attrazione che il Bel Paese ancora esercita su un artista.
Ma
in molti casi il conteso migratorio entra a far parte delle opere come si può
vedere dalle opere di Maria Rosa Jijon, artista originaria dell’Equador che vive
e lavora a Roma. Uno dei suoi ultimi lavori lo spiega così: “Questo progetto
artistico si chiama ‘It’s just a game’ dove la parola game in inglese significa
sia gioco che preda di caccia. Il tema dei contesti migratori, della mobilità
umana, dei confini e gli attraversamenti, dell’appartenenza/non appartenenza è
qualcosa che fa parte del mio lavoro da sempre da quando ero studente straniera
in Svezia a quando sono arrivata come migrante in Italia. E’ la mobilità che mi
affascina in tutti i contesti sia territoriale che emotiva, sia fisica che
psicologica.”[2]
Nelle
pagine che si occuperanno di Arte Visiva e Patrimonio Culturale, verranno
censiti autori, progetti, mostre e premi di artisti stranieri. Alcuni dei nostri
strumenti saranno i punti di riferimento più conosciuti nell’arte contemporanea
italiana: il database di artisti DOCVA (http://www.docva.org/italiano/home.html)
(istituito da due associazioni culturali di Milano, Care of e Viafarini
nel 1991 sul modello del non profit americano con l’intento di favorire
la crescita professionale di artisti e curatori, e di sensibilizzare il pubblico
all’arte contemporanea),
le Accademie di Belle Arti in Italia (http://www.afam.miur.it/argomenti/istituzioni/accademie-di-belle-arti-.aspx)
per capire quanti studenti non comunitari vengono a studiare in Italia, e il
database dell’associazione GAI (giovani artisti italiani) che raggruppa oltre
13.000 profili di operatori in tutte le arti visive e performative, un
encomiabile sforzo di sistematizzazione e promozione messo in atto da una rete
di 36 Amministrazioni locali (Comuni, Province,
Regioni) allo scopo di sostenere la creatività giovanile attraverso
iniziative di formazione, promozione e ricerca.
Molti artisti sono stati
inoltre scoperti e censiti dal lavoro di Alessandra Galletta con il suo “Vado a
vivere in Italia” programma su Babel tv e rubrica su
Flashart. Patrimonio
e inclusione culturale
“Quale
contributo può dare l’arte alla relazione tra soggetti provenienti da culture e
civiltà lontane e profondamente diverse?” Questa la domanda posta dalla
professoressa Anna Detheridge nell’introduzione al volume “Arte, Patrimonio e
intercultura, riflessioni e indagini sul diritto alla cittadinanza culturale”
(Milano 2013). Il volume realizzato dall’associazione Connecting Cultures, di
cui la Detheridge è presidente, prende spunto da un convegno che si è svolto nel
2010 alla Triennale di Milano dal titolo “Lost in translation,. Arte e
intercultura” in cui si è presentato il Premio “Arte Patrimonio e diritti umani”
in cui si cerca di coniugre la vocazione pubblica dell’artista e la riflessione
sull’intercultura e sul come l’arte interpreta la migrazione.
Secondo la Detheridge le domande da fare agli artisti sull’intercultura
sono “esiste davvero quell’esperanto del mondo dell’arte che i critici tendono a
rincorrere così acriticamente? L’arte in occidente è sostenuta da una serie di
presupposti ideologici che corrispondono ad un funzionamento dentro un’economia
di mercato e un sistema di scambi sempre più problematico se si pensa all’arte
sotto forma di veicolo di valori estetici ed etici e on esclusivamente quale
prodotto. In questa epoca di globalizzazione e di costanti migrazioni il tema
della differenza richiede da parte delle istituizioni culturali degli stati
europei una consapevolezza maggiore, di quanto non vi sia attualmente, per quel
repertorio dominante di effetti visivi e rappresentazioni stereotipate
continuamente riprodotti”.
Quindi non solo proporre la ‘nostra’ storia a chi
arriva in Italia, ma far entrare il cittadino straniero in una relazione con le
istituzioni culturali, i musei, le scuole. “L’Inclusione
culturale, la tutela del diritto alla cultura di una società plurale, non meno
importante di quella del patrimonio” conclude la Detheridge.
Negli
ultimi anni sempre più spesso si incontrano progetti che riguardano esattamente
la cittadinanza culturale che come ricorda la Dichiarazione dei Diritti
dell’Uomo è un diritto fondamentale: “Ogni individuo ha diritto di prendere
parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di
partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici”.
Molti
di questi progetti sono stati evidenziati nel sito Patrimonio e Intercultura
della Fondazione Ismu
(http://37.206.0.17/patrimonioeintercultura/index.php?lang=1) che
dal 2005 promuove e racconta progetti che riguardano l’educazione al patrimonio
come via per l’integrazione socio-culturale.
Michela Robecchi “Adrian Paci”,” Flash Art” n.263 aprile-maggio
2007. Intervista alla critica Alessandra Galletta.