Regione Abruzzo: la mediazione interculturale

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Norme di riferimento

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Norme di riferimento
 
Figura professionale del mediatore interculturale
La Regione Abruzzo, con D.G.R. n. 1386/P/2006 (Allegato A), definisce la figura professionale del mediatore interculturale, riconoscendolo come “un tecnico della comunicazione interculturale, che agisce come facilitatore delle relazioni per favorire l’inclusione socio-culturale; fornisce gli strumenti necessari agli immigrati per orientarsi e capire la realtà nuova. Il mediatore culturale collabora ai processi di integrazione degli immigrati e di realizzazione delle pari opportunità di accesso dei medesimi nei vari ambiti sociali, attraverso la rimozione delle barriere linguistico-culturali, la conoscenza e la valorizzazione delle culture di appartenenza, la promozione dell’accesso alle strutture e ai servizi, rispetto ai quali svolge un’attività di intermediazione nel processo di adeguamento delle prestazioni offerte all’utenza immigrata”.
 
Contesti operativi del mediatore interculturale
Per quanto riguarda i contesti operativi, definiti dalla stessa Deliberazione, il mediatore culturale è chiamato a intervenire “presso istituzioni e organismi, sia pubblici che privati, collaborando con gli operatori dei medesimi e affiancandoli nello svolgimento delle loro attività”. Vengono elencati i seguenti contesti: “centri di accoglienza; servizi socio-assistenziali; servizi per l’impiego; scuole di ogni ordine e grado; organismi di istruzione superiore; organismi di formazione; servizi educativo-culturali; servizi socio-sanitari; ospedali; consultori; uffici pubblici; uffici stranieri della pubblica sicurezza; uffici per l’immigrazione; uffici di relazione con il pubblico; tribunali; questure; carceri; servizi di rieducazione; protezione civile; organismi che promuovono progetti di integrazione socio-culturale; aziende e servizi commerciali che prevedono la presenza degli stranieri”.
 
Modalità di conseguimento della qualifica professionale di mediatore interculturale
Le modalità di conseguimento della qualifica professionale sono definite dalla stessa Deliberazione. Oltre a elencare le conoscenze e abilità che il mediatore interculturale deve possedere la norma regionale definisce, tra gli standard dei corsi finalizzati al conseguimento della qualifica, una durata di 600 ore e un’attestazione di qualifica ex L. 845/1978. I contenuti del percorso formativo (la cui costruzione “attiene alla funzione progettuale autonoma degli Organismi di formazione, a seguito delle indicazioni contenute negli specifici Avvisi/Bandi di volta in volta emanati”) sono incentrati sul fenomeno migratorio, i servizi per gli immigrati, la comunicazione e la mediazione. Per quanto concerne la “riqualificazione”, la norma regionale prevede corsi specifici per il conseguimento dell’attestato regionale di qualifica. Tali corsi sono destinati a persone in possesso di specifici requisiti (conoscere una lingua straniera al livello B2 e aver già frequentato corsi per mediatore culturale, oppure aver già svolto tale mansione per almeno due anni in Italia).
 
Percorsi universitari dedicati alla mediazione interculturale
Per quanto riguarda i percorsi universitari dedicati alla mediazione interculturale, presso l’università dell’Aquila è attivo il corso di laurea triennale in Lingue e mediazione culturale (dipartimento di Scienze umane), il cui piano formativo è incentrato sulle lingue, le culture e le letterature. Presso l’università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara è attivo il corso di laurea triennale in Mediazione linguistica e comunicazione interculturale (Dipartimento di lingue, letterature e culture moderne), di impostazione analoga. Alla formazione della figura professionale del mediatore interculturale è destinato, presso la stessa università, il master di I livello Didattica dell’italiano lingua seconda e lingua straniera: intercultura e mediazione; nell’anno accademico 2011/2012 è stato inoltre attivo il corso di perfezionamento MABAD (Mediazione con l’area balcanico-adriatico-danubiana), destinato alla formazione di nuove figure professionali in grado di mediare in campo economico, sociale e scientifico-culturale tra Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia e l’Italia, in particolare l’Abruzzo, nell’ambito della cooperazione e dello sviluppo transfrontaliero, transnazionale e interregionale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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